
AULLA. La conferenza di Caterina Rapetti nelle “Notti dell’Archeologia”. Opere in marmo di artisti importanti, un patrimonio straordinario ma ancora poco conosciuto e da valorizzare

La Lunigiana, così fisicamente lontana da Firenze, può iscriversi nel novero dei territori dove il Rinascimento è arrivato, si è sviluppato e ha lasciato opere di pregio?
Se spesso è stata data una risposta negativa, conferenze come quella tenuta ad Aulla dalla prof.ssa Caterina Rapetti nell’ambito delle “Notti dell’Archeologia, svelano invece come quel Rinascimento sia nascosto ma ben presente in decine di nostre realtà, oggi magari considerate minori solo perché poco abitate o escluse dalla moderna viabilità. Attingendo al proprio volume “Storie di Marmo” (Electa) ed alle scoperte successive, la storica dell’arte, già docente all’Università di Parma, ha illustrato un percorso per immagini di straordinario interesse, suscitando la curiosità e l’ammirazione nei tanti presenti, per lo più ignari della straordinaria ricchezza del nostro patrimonio artistico.
Una presenza favorita dalla vicinanza delle cave di marmo e dei laboratori carraresi dove grandi artisti – non solo toscani – tra XV e XVI secolo passavano lunghi periodi a scegliere, modellare e rifinire una materia prima unica per ricche committenze anche straniere.
Un percorso di una trentina di opere, delle circa 200 studiate nel volume, frutto di una ricerca durata anni che ha permesso di divulgare opere spesso inedite e di attribuirle ad artisti importanti. Come nel caso di Andrea Guardi le cui sculture punteggiano anche le chiese lunigianesi, o dell’anonimo Maestro di Virgoletta autore di alcune delle opere più interessanti nella Lunigiana centro-orientale.
Chiese poco visitabili come quella di San Terenzo Monti che conserva opere bellissime: da un lato la raffinata Madonna con Bambino e, dall’altro, la pala d’altare – attributa allo scultore di origini francesi Domenico Gare – che narra nel marmo la vicenda dell’arrivo del corpo del Santo ritrovato sulla spiaggia di Luni e caricato su un carro trainato da buoi che scelsero la piccola comunità nella valle del Bardine quale ultima dimora. Altri edifici appena riaperti al culto: è il caso della chiesa di Monzone, vero e proprio scrigno che conserva pregevoli opere d’arte come la Madonna con Bambino attribuita a Michelozzo. Altre che sono ancora chiuse dopo il terremoto, ma che – come la pieve di Viano – mostrano sulla facciata opere straordinarie come il grande bassorilievo della Madonna con Bambino e i Santi Martino e Giovanni Battista.